venerdì 13 settembre 2019

Sfocature cubane

Ho guardato fuori da una finestra.

Era quando fuori piove e la pioggia schizza i vetri, creando un alone che appanna la vista.

Mi dicono che oltre, all'orizzonte, c'è il mare.
Osservo...
cerco di afferrare uno spazio minuto, attraverso una piccola fessura all'interno dell'umidità.
Cerco...
vedo schiuma bianca salire da lontano e incresparsi spargendo intorno bollicine di spuma.

- è il mare... - dicono.
- Come può essere il mare uno zampillo di bollicine che si innalza e gocciola di colore il cielo? - chiedo.
- La percezione della realtà non dipende dalla percezione dei singoli fenomeni, bensì dall'elaborazione di insieme che il cervello attua - rispondono.

Lo sdoppiamento e l'annebbiamento recano imprecisione di contorni, producono una messa a fuoco difettosa, rivelano mancanza di nitidezza.

La visione offuscata mi dice di intuire e suggerisce agli occhi una visione più vera.
Di piante di un verde intenso capace di riflettere e tenere in sé lo smeriglio del cielo; di strade polverose, che sporcano le scarpe e ti lasciano in gola la farina della terra; di palazzi fatiscenti, le cui pareti scrostate riescono a mantenere la lucidità dei colori.
L'abbraccio del mare e della terra insieme, i Santi che vegliano sulle anime dei vivi, le candele che bruciano le speranze di una preghiera, il profumo dell'erba umida e quel sapore di ron invecchiato, che scalda la lingua e scioglie le parole.

Il campanello suona. Gli occhi già si
abituano alla luce morbida della lampada che ho sul comodino. Il romanzo che sto leggendo è aperto ancora a  pagina 20; il mio cane russa vicino al divano e la radio suona già un son antico.





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