sabato 18 marzo 2023

Donne e letteratura (Attraverso un libro) La bastarda di Istanbul di Elif Şafak


Da molti anni, ormai, mi interesso di letteratura femminile, cioè della letteratura scritta dalle donne, di ogni epoca e continente. 

Un lungo e lento percorso - cominciato già negli anni di Università, quando frequentai il corso di Letteratura Italiana Contemporanea che prevedeva un approfondimento su alcuni testi di Alba De Cespedes - che ha aperto dentro me una miriade di riflessioni sulla comprensione del senso complessivo della presenza della donna nella scrittura letteraria, sia attraverso i personaggi letterari femminili rappresentati dagli scrittori o anche tramite la ricostruzione della cosiddetta letteratura al femminile a cui hanno dato vita nel tempo le scrittrici.

Figura femminile come oggetto o come soggetto dell’opera letteraria, attraverso l'attenzione dedicata a individuare le possibili relazioni tra le donne-personaggio create da donne-scrittrici con la tradizione letteraria, con il contesto storico. 

Tra gli ultimi romanzi femminili che ho letto e amato c'è La bastarda di Istanbul di Elif Şafak, un romanzo popolato di variegati personaggi femminili, caratterizzato da una narrazione fluida di storie di donne che parla alle donne, e nella quale ogni donna si può specchiare e riconoscere.

Sullo sfondo Istanbul, città costruita su due continenti, una città piena di profumi, odori, aromi, colori, suoni, frutto della mescolanza di diverse culture.

Ora, al di là della trama, provvista di una storia profondamente intima e privata che si intreccia con la storia pubblica di due popoli in eterna lotta fra loro, vorrei soffermarmi qui sull'analisi di uno dei personaggi che maggiormente mi ha attirata: Zehila, di cui nel prossimo articolo parlerò maggiormente.

Per iniziare: soffermiamoci sull'incipit del romanzo.

Non maledire ciò che viene dal cielo. Inclusa la pioggia. Non importa cosa ti precipiti addosso, non importa quanto violento il nubifragio o gelida la grandine: non rifiutare quello che il cielo ti manda”. Lo sanno tutti inclusa Zehila.

A cosa associate tale incipit? Quale è il pensiero consequenziale relativo?



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