Ho ripreso l'abitudine di aprire la mia giornata leggendo una poesia.
Mi piace sussurrarne il suono, lento, che ha un potere magico, rivestendo tutto di bellezza.
Conto le stelle misteriose nel cielo e quello scorrere della giornata si fa già più lento, perché si apre la finestra sulla pianura verde di riflessioni che sanno dare al peso della vita quel senso di leggerezza e bellezza che sembrava perduto.
Ho deciso di cominciare con alcune poesie di Federico Garcia Lorca, raffinato poeta spagnolo e figura di spicco della generazione del 1927.
Riporto qui i primi due versi di Cicala, che subito mi hanno riportato alla Grecia antica, dove il nome in greco antico della cicala è tettix – τέττιξ – e rammenta, nel suono, il canto che in estate accompagna il percorso del sole. E poi ancora la favola di Esopo, La cicala e la formica, in cui la cicala canta tutto l'estate, trascurando di raccogliere cibo, e poi si lamenta di fame in inverno.
E, inoltre, quel rimandare al mondo della magia e della natura della vecchia fata, creatura benevola, con una corporatura snella e di farfalla, che popola le leggende e le fiabe popolari delle culture del mondo.
E ora, ovunque voi siate, se è sera o pomeriggio o anche prima mattina, immergetevi nel mondo fatato della poesia.
Buona lettura!
- Cicala!
- beata te,
- che sopra il letto di terra
- muori ubriaca di luce.
- Tu sai delle campagne
- il segreto della vita,
- e il racconto delle vecchia fata
- che nascere sentiva l'erba
- rimane nascosto in te.
- Cicala!
- Beata te.
- Che muori sotto il sangue
- di un cuore azzurro.
- La luce Dio che scende,
- e il sole,
- breccia per dove filtra.
- Cicala!
- Beata te.
- Se senti nell'agonia
- tutto il peso dell'azzurro.
- Tutto il vivo che passa
- dalle porte della morte
- va con la testa bassa
- e un'aria bianca assonnata.
- Con parola di pensiero.
- Senza suoni...
- Tristemente,
- coperto dal silenzio
- ch'e' il mantello della morte.
- Ma tu cicala assorta,
- piena di suoni, muori
- e resti trasfigurata
- in suono e luce celeste.
- Cicala!
- Beata te.
- T'avvolge nel suo mantello
- lo Spirito Santo stesso
- ch'e' luce.
- Cicala!
- stella sonora
- sopra i campi addormentati,
- vecchia amica delle rane
- e dei grilli neri,
- hai sepolcri d'oro
- nei raggi vibranti
- del sole che ti colpisce dolcemente
- nel vigore dell'estate,
- e il sole porta via la tua anima
- per farla luce.
- Il mio cuore diventi cicala
- sopra i campi divini.
- Muoia cantando lentamente
- nel cielo azzurro ferito
- e quando sta per spirare
- la donna ch'io so
- lo spara con le sue mani
- nella polvere.
- E il mio sangue sopra il campo
- sia limo dolce e rosato
- dove le zappe affondino
- gli stanchi contadini.
- Cicala!
- Beata te!
- Se ti feriscono le invisibili spade
- dell'azzurro.
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