mercoledì 14 maggio 2025

UNA POESIA AL MATTINO - LA CICALA DI FEDERICO GARCIA LORCA


Ho ripreso l'abitudine di aprire la mia giornata leggendo una poesia. 

Mi piace sussurrarne il suono, lento, che ha un potere magico, rivestendo tutto di bellezza.

Conto le stelle misteriose nel cielo e quello scorrere della giornata si fa già più lento, perché si apre la finestra sulla pianura verde di riflessioni che sanno dare al peso della vita quel senso di leggerezza e bellezza che sembrava perduto. 

Ho deciso di cominciare con alcune poesie  di Federico Garcia Lorca, raffinato poeta spagnolo e figura di spicco della generazione del 1927.

Riporto qui i primi due versi di Cicala, che subito mi hanno riportato alla Grecia antica, dove il nome in greco antico della cicala è tettix – τέττιξ – e rammenta, nel suono, il canto che in estate accompagna il percorso del sole. E poi ancora la favola di Esopo, La cicala e la formicain cui la cicala canta tutto l'estate, trascurando di raccogliere cibo, e poi si lamenta di fame in inverno. 

E, inoltre, quel rimandare al mondo della magia e della natura della vecchia fata, creatura benevola, con una corporatura snella e di farfalla, che popola le leggende e le fiabe popolari delle culture del mondo.

E ora, ovunque voi siate, se è sera o pomeriggio o anche prima mattina, immergetevi nel mondo fatato della poesia.

Buona lettura!

Cicala!
        beata te,
        che sopra il letto di terra
        muori ubriaca di luce.
 
        Tu sai delle campagne
        il segreto della vita,
        e il racconto delle vecchia fata
        che nascere sentiva l'erba
        rimane nascosto in te.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Che muori sotto il sangue
        di un cuore azzurro.
        La luce Dio che scende,
        e il sole,
        breccia per dove filtra.
 
        Cicala!
        Beata te.
        Se senti nell'agonia
        tutto il peso dell'azzurro.
 
        Tutto il vivo che passa
        dalle porte della morte
        va con la testa bassa
        e un'aria bianca assonnata.
        Con parola di pensiero.
        Senza suoni...
        Tristemente,
        coperto dal silenzio
        ch'e' il mantello della morte.
 
        Ma tu cicala assorta,
        piena di suoni, muori
        e resti trasfigurata
        in suono e luce celeste.
 
        Cicala!
        Beata te.
        T'avvolge nel suo mantello
        lo Spirito Santo stesso
        ch'e' luce.
 
        Cicala!
        stella sonora
        sopra i campi addormentati,
        vecchia amica delle rane
        e dei grilli neri,
        hai sepolcri d'oro
        nei raggi vibranti
        del sole che ti colpisce dolcemente
        nel vigore dell'estate,
        e il sole porta via la tua anima
        per farla luce.
 
        Il mio cuore diventi cicala
        sopra i campi divini.
        Muoia cantando lentamente
        nel cielo azzurro ferito
        e quando sta per spirare
        la donna ch'io so
        lo spara con le sue mani
        nella polvere.
 
        E il mio sangue sopra il campo
        sia limo dolce e rosato
        dove le zappe affondino
        gli stanchi contadini.
 
        Cicala!
        Beata te!
        Se ti feriscono le invisibili spade
        dell'azzurro.
 

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